VIRGILIO 
                      
                    Publio  Virgilio Marone, amatissimo poeta romano, ha vissuto gran parte della sua vita  a Napoli e lì sepolto, anche se ancora oggi non è stato identificato con  certezza il suo sepolcro. La tradizione, infatti, ritiene che i suoi resti  riposino in un edificio funerario ubicato nei pressi della Crypta Neapolitana,  una galleria che collegava Napoli e l’area flegrea lungo la via Puteolana.  
                    Il  detto sepolcro fu per anni meta di pellegrinaggio in memoria del poeta, la qual  fama, si arricchì negli anni di peculiarità magiche ed esoteriche. Infatti, mentre  nella prima parte della sua vita, durante il soggiorno romano dedicato  all’approfondimento degli studi, fu apprezzato per i suoi versi ma anche per la  sua capacità oratoria che sembrava orientare il giovane Virgilio verso la  carriera politica, che però  non praticò  per aspetti caratteriali che lo vedevano più incline alla cultura e alla  poesia, anche se sempre sostenne la missione civilizzatrice di Roma.  
                    E’ con la  tradizione popolare napoletana e flegrea, ricca di aneddoti e di fantasiose  ricostruzioni che la figura del poeta viene ammantata di magia fino a riconoscere  nei suoi scritti potenzialità oracolari. Famosa è la quarta egloga delle  “Bucoliche” , con l’annuncio di un puer capace di far sorgere in tutto il mondo  l’età dell’oro che si prestava ad un’interpretazione cristologica.  
                    Era tale la  stima e la considerazione oracolare nei riguardi di Virgilio che si arrivò a  raccogliere le opere del poeta in numerosi templi in modo da consentire la  consultazione in caso di difficoltà, le note sortes virgilianae ottenute  aprendo a caso i tomi interpretando i primi versi che catturavano l’attenzione.  Questa consuetudine si diffuse in tutto l’impero che riconosceva nell’opera di  Virgilio la stessa virtù dei libri sibillini.  
                    Le biografie contribuirono ad  enfatizzare l’immagine leggendaria del poeta, in particolare quella di Donato  (V sec. d.c.) che racconta di segnali eccezionali che anticipano la sua nascita  come il sogno fatto dalla madre, prossima al parto, che si vide generare un  ramo di alloro, pianta considerata sacra da Apollo, che al contatto con la  terra prese la forma di un albero maturo. Inoltre, pare che il bambino una  volta nato non emise vagiti e colpì la straordinaria dolcezza del suo volto.  
                    Ed  ancora, si sosteneva che l’albero piantato nel luogo dove nacque crebbe  velocemente e pare possedesse poteri magici e taumaturgici e le partorienti  erano solite fare voti agli dei all’ombra della sua chioma. Nel medioevo la  poesia di Virgilio, fu sentita come fonte di dottrina, diventando il simbolo  stesso del sapere e il suo stile diventa il canone fissato dagli scolastici  nella cosiddetta rota  virgiliana con la distinzione  tra stile umile (Bucoliche), stile mediocre (Georgiche), stile grave (Eneide).  
                    “Il chierico guarda al poeta latino come al proprio mitico antenato, come alla  guida ideale per intraprendere la via della conoscenza e della sapienza che  conduce alla verità e a Dio. È per questa via che Dante arriverà a scegliere  Virgilio come "Duca" nel suo meraviglioso viaggio poetico”. Nel  dodicesimo secolo si diffonde la tradizione di Virgilio mago e protettore di  Napoli che oltre ad aver protetto la città da diverse calamità, si racconta che  abbia realizzato la Crypta Neapolitana in una sola notte grazie alle sue arti magiche.  
                    Conoscenze che Virgilio avrebbe  riportato in dei libri magici che la tradizione vuole siano stati ritrovati  accanto al corpo del poeta riesumato, ai tempi di Ruggero il Normanno,  operazione che incontrò il disappunto dei napoletani che si acquietarono solo  che i resti di Virgilio, portati a Castel dell’Ovo ed esposti in modo da poter  essere visti dai cittadini prima di essere murati. 
                      
                    
                      
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